A livello globale sta aumentando sempre di più la consapevolezza dell’importanza del biometano in ottica di transizione energetica ed ecologica.
Questo gas rinnovabile, prodotto a partire dal biogas, è infatti equiparabile al gas metano e può essere considerato a tutti gli effetti un combustibile alternativo e pulito e una soluzione per ridurre l’affrancamento dalle fonti fossili.
Cerchiamo di fare chiarezza sui dubbi principali che riguardano questo tema.
Il biometano è un gas rinnovabile che si ottiene sottoponendo il biogas grezzo a un processo di purificazione detto upgrading. Il biogas grezzo può essere ottenuto dalla digestione anaerobica di diverse materie prime: biomasse agricole (sottoprodotti, scarti agricoli e deiezioni animali), agroindustriali (scarti della lavorazione della filiera alimentare) o della frazione organica dei rifiuti solido urbani (FORSU).
Una volta effettuato l’upgrading del biogas a biometano, questo va raffinato, in modo da eliminare le componenti non idonee all’immissione del gas in rete (CO₂).
Il biometano, se proviene da rifiuti o scarti, è un combustibile totalmente rinnovabile, che può garantire da un lato un aumento della capacità di ogni singolo stato di autoapprovvigionamento energetico, riducendo quindi la dipendenza da forniture di paesi terzi, garantendo dall’altro lato prezzi più competitivi.
Secondo un recente rapporto dell’European Biogas Association, il biometano ha attualmente dei costi inferiori del 30% rispetto al gas naturale, che è stato oggetto di una impennata dei prezzi negli ultimi mesi, dovuti alla crisi energetica legata alla situazione dell’Ucraina.
Gli impianti di produzione del biometano, se supportati a livello legislativo, potrebbe contribuire entro il 2030 alla fornitura del 10% di tutto il gas consumato nell’Unione europea.
Molti impianti biogas attualmente in funzione utilizzano già nella loro dieta una parte di effluenti zootecnici e/o scarti. Per la riconversione in un impianto a biometano è richiesto un significativo aumento della quota derivante da reflui, scarti e sottoprodotti agroalimentari, affinché la produzione di energia avvenga nella maniera più sostenibile possibile, nel rispetto degli obiettivi del PNRR a cui il decreto biometano è legato.
La dimostrazione della sostenibilità è indispensabile per accedere all’incentivazione alla produzione di biometano e ai fondi del PNRR. Per ottenere tale certificazione, il biocarburante deve impiegare materie prime che non derivino da terreni ad alto contenuto di carbonio (foreste primarie, ecosistemi a rischio, zone boschive, torbiere...).
Deve inoltre essere prodotto con una riduzione di emissioni di GHG (CO₂, CH₄, N₂O) pari ad almeno il 60% rispetto al carburante fossile di riferimento. Per verificare i criteri di sostenibilità, i soggetti coinvolti nella produzione del biocarburante devono aderire al Sistema Nazionale di Certificazione.
Sul mercato esistono differenti tecnologie di upgrading del biogas a biometano, che si basano su diversi principi chimico fisici legati alla separazione dei gas. Il sistema a membrane è quella più diffusa ed utilizzata al mondo ed è costituita da particolari materiali polimerici che presentano una permeabilità selettiva utile alla separazione tra CH₄ e CO₂.
Il processo di upgrading si divide in tre stadi: filtrazione del biogas proveniente da digestore anaerobico per la rimozione di acqua e sostanze inquinanti e compressione; purificazione degli inquinanti (H₂S, VOCs) attraverso il passaggio in un letto a carboni attivi; upgrading, ovvero separazione del metano dall’anidride carbonica. Scopri di più sul processo.
I tre stadi del processo permettono di purificare al meglio il biogas rispettando le specifiche di rete, senza l’utilizzo di sostante chimiche e con il minor consumo energetico possibile. Altri vantaggi sono scalabilità e flessibilità elevate come ad esempio il funzionamento anche a carico parziale (ideale per eventuali ampliamenti futuri dell’impianto).
Assolutamente sì. In caso di difficoltà o impossibilità di connessione alla rete del gas, è possibile liquefare il biometano prodotto, in modo che venga trasportato con autocisterne criogeniche, favorendo appunto gli impianti che non hanno accesso alla tubazione del gas.
Il biometano liquido presenta notevoli vantaggi competitivi, tra cui il fatto che è tre volte più denso del gas naturale compresso e che, rispetto a quest’ultimo, garantisce un’autonomia maggiore ai veicoli che lo utilizzano come carburante. Scopri di più sul processo.
E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo decreto biometano che ha l’obiettivo di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili, come previsto dal PNRR. La normativa include sia gli impianti a biometano costruiti ex novo sia gli impianti a biogas già esistenti che verranno riconvertiti e dotati di sistemi di upgrading del biogas per permettere appunto la purificazione del biogas e la produzione di biometano.
Sia in caso di riconversione di un impianto biogas esistente, sia per la costruzione di un impianto a biometano da zero, la scelta del partner è fondamentale per avere una garanzia sull’investimento a lungo termine.
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